Svimez 2023: tutto ciò che bisogna sapere
In questi giorni è stata presentata la 50° edizione del Rapporto Svimez, sullo stato dello sviluppo del Mezzogiorno nel 2022 e sulle previsioni dei prossimi anni.
Tutti i dati confermano l’esigenza di esperienze come quella che propone Obiettivo Remain. Il mezzogiorno è un’emergenza nazionale, su cui investire.
Come ogni anno, nel testo del Rapporto sono inseriti i dati sull’economia e società delle regioni meridionali. Preoccupanti le elevate percentuali sulla povertà e sulla mancanza di adeguate infrastrutture territoriali (es. rete ferroviaria e autostradale) e sociali, mentre si registra una crescita negli investimenti e nella green economy.
La crescita del Mezzogiorno nel biennio 2021-22 è registrata intorno al 10,7, quasi come il Centro-Nord (+11%), più del Nord-Ovest (+9,9%). Tale ripresa si concentra nelle costruzioni (7 punti oltre la media del Centro-Nord – 18,9 contro 11,9) e nei servizi, che nelle regioni meridionali assorbono quote di valore aggiunto e occupazione più elevate. Tuttavia, è facile notare come il contributo dell’industria sia stato minimo (10% contro il 24,5% del Centro-nord).
Anche l’occupazione cresce, soprattutto nel settore terziario (+2% a fronte del +0,3% del Centro-Nord).
Dati che però non si riflettono sulla vita dei lavoratori: nel Mezzogiorno sono aumentate le famiglie in povertà assoluta (+250k), come del resto in tutto il paese (10,7% al Sud e 7,2% al Centro-nord), a causa della diffusa precarietà e bassi salari. Infatti, il potere d’acquisto dei salari crolla a livello nazionale, non riuscendo a raggiungere la media UE.
Tra i motivi si possono annoverare gli squilibri demografici e generazionali Sud/Nord anche per effetto delle migrazioni interne e internazionali.
“La popolazione del Mezzogiorno si è ridotta tra il 2011 e il 2023 di oltre un milione di persone a fronte di una sostanziale stabilità della popolazione nel Centro-Nord. Il calo nelle aree interne è stato di intensità doppia.”
Chi lascia il Sud per il Nord sono soprattutto giovani under 35, la maggior parte laureati (20mila di 38 mila ragazzi nel 2021). Se non si invertirà questa tendenza, il Sud da area più giovane del paese diverrà quella più vecchia.
Quali soluzioni identifica la Svimez?
Bisogna aumentare il tasso di occupazione delle donne e incrementare la scolarizzazione terziaria.
Attualmente 7 donne meridionali su 10 non lavorano (il tasso di occupazione è meno della metà della media UE). Ma come possono trovare lavoro le donne, se il Sud non offre servizi per le infrastrutture scolastiche (asili nido e tempo pieno)?
“I deficit nella dotazione di infrastrutture e servizi scolastici generano una silenziosa spirale negativa nella scuola, nelle famiglie e nella società.”
Servizi del genere favoriscono l’occupazione femminile e sono associati a una minore dispersione scolastica (altro dato in cui le regioni del Sud superano quasi del doppio la media UE), ed a una quota più elevata di laureati (tra il 2019 e il 2023 si registra un aumento dei laureati – 12,4%, anche se la quota complessiva è molto al di sotto della media UE – 25,1 al Sud e 21,4 nelle Isole contro il 42,5%). Il differenziale retributivo tra laureati e diplomati è del 41% al Sud e 37% al Centro-Nord.
La creazione di infrastrutture economiche e sociali può modificare la tendenza negativa del Mezzogiorno. Già nel campo industriale molte imprese hanno elevate performance economiche e livelli di investimento in innovazione e internazionalizzazione superiori alle relative medie settoriali.
Ad esempio, il Sud si distingue per la sua capacità di energia rinnovabile (fotovoltaico – +11% nel 2022 – ed eolico -+5%), integrandosi nelle filiere strategiche europee.
Il rapporto si conclude quindi con un messaggio, che Obiettivo Remain e tanti altri attori meridionali stanno già diffondendo: la crescita nazionale avviene attraverso lo sviluppo di tutti i territori del paese, in un’ottica di complementarità tra Nord e Sud.
Per info e approfondimenti: https://lnx.svimez.info/svimez/